L’Alto Lario, e non solo questa zona, dal punto di vista archeologico è ancora tutto da esplorare: non sono mai state intraprese campagne di scavo, tutto quello che si conosce è dovuto a ritrovamenti casuali e non è certo molto. Notevole documentazione della presenza di popolazioni antiche è data dai massi cupelliformi abbondantemente presenti in tutta l’area. Nella Valle di Livo ricordo un sasso cupelliforme a lato della strada
Livo-Ponte Dangri, in prossimità di una delle Cappelle, scomparso
dopo i lavori di allargamento della strada. Furono scoperte, tra Gravedona e Domaso, nel 1879, due tombe a cremazione
attribuite alla ”età gallica” contenenti un corredo
funebre composto da: vasellame, un falcetto, cesoie, fibule galliche in
ferro, frammenti di embrici, cocci di vasi fittili ecc., materiale conservato
al Museo Archeologico di Como. Esistono maggiori testimonianze del periodo “romano”, tra quanto conosciuto, notevoli due bronzi, uno raffigurante Galeno, ritrovato nel 1934-35 e un’altro raffigurante la testa di Marco Aurelio ritrovata a S. Croce di Narro nel 19381 Nel 1899 vennero scoperti due cippi romani a Olonio2. Per maggiori approfondimenti rimandiamo allo studio di Chiara Niccoli3:
Breve censimento dei ritrovamenti archeologici dell’Alto Lario
Comasco dalla preistoria al Romanico.
1MARIUCCIA ZECCHINELLI, Le tre Pievi […],
1950, ristampa: Sampietro, Menaggio, 1995 |