In
Alto Lario è ancor oggi conservato, e qualche volta utilizzato,
uno strumento da segnale ricavato da una conchiglia; forse un’altra
conseguenza dei noti rapporti avuti nei secoli tra questa zona e l’area
mediterranea, in particolare con Palermo e Catania. Gli esemplari da noi
conosciuti appartengono alla popolazione di Livo, i cui abitanti chiamano
questa tromba di conchiglia col nome di "Tüba".
Nelle altre zone, soprattutto nel meridione, il nome attribuito alla conchiglia,
usata per segnali sonori, è "Brugna" o "Brögna".
Curioso che la località Trezzone è chiamata dai locali
"Brögna" e i suoi abitanti "Brognadei". Il nome
tecnico di questo Areofono primitivo utilizzante il guscio di molluschi
marini in particolare del Triton, è tromba o corno di conchiglia;
in passato veniva chiamato anche Bucina marina o buccinum
dagli antichi romani; si tratta di uno strumento attestato sin dal II
millenio a. C. nelle iconografie cretesi e mesopotamiche, presso le quali
era indicato come strumento del Dio marino Tritone e si credeva avesse
il potere di calmare o agitare le acque del mare1. In Europa
ha avuto una diffusione documentata sino al XIX secolo, con particolare
concentrazione nell’area mediterranea, quale strumento per segnali
e/o richiami pastorali o marittimi (Isole Egee, Serbia, Croazia -"rogaca"-,
Sardegna -"bornia"-, Italia meridionale -"trofa",
"bugna", "brugna" e altri nomi-; Liguria -"nicc"-,
Provenza -"biou"-, Corsica -"columbu"-, Majorca -"conca"-,
Russia -"truba"-)2 Nel 1689 durante la guerra della
Lega di Augusta vennero sostituiti i "pifferi" con delle trombe
di conchiglia nelle bande dei Miquelets francesi in quanto ritenute più
marziali3. E’ comunque presente anche nelle culture orientali
e d’oltre oceano con svariati usi e significati magici, tra questi
quello di chiamare o calmare le piogge. In Europa centrale esiste ancor
oggi l’usanza di suonarla nel vento durante i temporali4.
1) André Schaeffner, Origine degli strumenti Musicali,
Palermo, Sellerio, 1978 |