Chi volesse affidarsi ad un motore di ricerca, per saperne di più
sui Leponzi o si dedicasse ad una seria ricerca bibliografica, scoprirebbe
che esistono varie scuole di pensiero e conseguentemente un po’
di confusione.
Per logica deduzione, secondo noi, si deve partire dal presupposto che
la terra abitata dal Leponzi, popolazione pesumibilmente protoceltica
con successivi vari influssi, diede il nome alle Alpi Lepontine, quindi
alla zona che va dal passo del Sempione (2005 mt.) al passo dello Spluga
(2115 mt.).
Come sempre testimonianze storiografiche e archeologiche, congiuntamente,
servono ad avvicinarci alla conoscenza degli usi e costumi nonchè
alla storia di qualunque popolazione.
La parte storiografica ci fa sapere che i Leponzi erano una popolazione
con cultura simile a quella dei Comensi ma si trattava di una diversa
tribù, comunque legata a quella che viene comunemente chiamata
la cultura di Golasecca. Una certa corrente di pensiero sostiene sarebbe
stato meglio chiamarla “cultura di Como”, visto che Como era,
nell’antichità, uno dei centri più importanti dell’area,
ma ormai è invalso tale uso e un cambio non farebbe che creare
ulteriore confusione .
Strabone distingue bene Leponzi da Comensi1 e Insubri, che
a differenza dei secondi appartenevano alle tribù alpine.
Una notevole testimonianza è il Mausoleo chiamato il Trofeo della
Turbia (Tropæum Alpium) che i Romani nel 13 a.C, eressero alla fine
delle guerre contro la Gallia Cisalpina a ricordo della pace di Augusto
e della vittoria definitiva con relativa colonizzazione delle popolazioni
alpine (Gentes Alpinæ Devictæ). Questo notevole reperto archeologico
lo si può ancor oggi vedere dall’autostrada Nizza Monaco
Marsiglia. La grande epigrafe che cita tutti i popoli Celti Cisalpini
è descritta anche da Plinio2.
Cesare nel De bello Gallico, Liber IV scrive: Il Reno nasce
nella regione dei Leponzi, un popolo delle Alpi, scorre vorticoso per
lungo tratto nelle terre dei Nantuati, degli Elvezi, dei Sequani, dei
Mediomatrici, dei Triboci e dei Treveri; poi, nei pressi dell'Oceano[…]
Resta comunque difficile comprendere i reali confini e anche i rapporti
tra popolazioni, un interessante articolo su questoi argomento lo si deve
a Margherita Ariatta3.
Ulteriori problematiche sull’identificazione e sui confini si porrebbero
accreditando l’ipotesi di Giorgio Luraschi4, secondo
la quale ci sarebbe una corrispondenza tra le 28 castella di Como espugnate
dai Romani secondo la testimonianza di Tito Livio5 e la successiva
divisione in 28 pievi: Leponzi in montagna e Comensi sul lago?
La cosa si complica ulteriormente nella zona di Livo, se si accetta l’ipotesi6
che un probabile confine fosse dato dal fiume Liro e che a Mese, dove
è stata trovata una Necropoli, è ipotizzabile vi fosse un
insediamento di Mesiati, con un il loro centro principale in
Val Mesolcina, cosa provata dalla Tabula Peutingeriana7.
Si trattava di una “Tribù” che curavano i contatti
commerciali tra la Pianura Padana e la Valle del Reno cosi come pure i
Rugusci, la cui presenza trova testimonianza in un toponimo di
Chiavenna che curavano probabilmente i contatti oltre che con la valle
del Reno con quella dell’Inn/Danubio.
Tibiletti8 ipotizza il “confine più antico
del Mondo” tra le due valli poste una nel territorio dei Leponzi
e l’altra in Transpadania, che sarebbe posto sopra Gordona lungo
il sentiero di alta montagna che collega la Moesa attraverso il passo
del Forcellino con la valle Bodengo che sempre secondo secondo il Tibiletti
ha lo stesso nome che i Liguri davano al Po, prima della colonizzazione
Romana: Bodengo col significato di “profondo” “senza
fondo” . Interessante sapere che la Val Bodengo sino a tempi relativamente
recenti era proprietà del Comune di Livo e tutt’ora i toponimi:
Corte Prima, Corte seconda e Corte terza seguono la provenienza dalle
valli di Livo - Darengo cioè dall’Alto verso il basso e non
viceversa che confermerebbe la teoria della travalicazione9
ipotizzata anche dalla Ariatta10. Inoltre secondo invece la
mia teoria Bod – Eng deriverebba dal Germanico Bod o Boden che significa
"Terra" e Eng traducibile anche oggi con "Stretto - angusto”
con la valle precedente alla bocchetta di comunicazione che si chiama
Dar – Eng, con Dar che è un antitetico o potrebbe significare
anche “secca”. Eche dire quindi dell’Eng-adina? Alla
luce di una simile chiave di lettura, ad esempio, anche la Valtellina
diventerebbe un termine tautologico visto che in testi antichi esiste
la dizione Val Tallina dove quindi Tal significa "Valle" e In:
dentro. Tale nostro abbozzo di teoria prevede dunque tre passaggi nei
toponimi: quello quanto più simile alla definizione originaria
rimasto nel “dialetto”, il suo adattamento al latino, e la
successiva toscanizzazione. I paesi a lago non a caso finiscono spesso
in –as: Bel-as, (Bilacus, Bellagio) Dom-as, Moltr-as e altri (ricordo
che in comasco la o si pronuncia u). Questo suffisso potrebbe essere una
sorta di contrazione di am See: a lago; invece la finale –en,
come Len (Lemnum, Lenno) Sal-en (Saleno) Bri-en, (Brienno) Giul-en (Giulino)
Lesc-en (Lezzeno) Car-en (Careno) Cor-en (Corenno Plinio), rappresenta
una entità geografica il cui significato in antico non sono in
grado di stabilire ma Lenno in Polacco e Lehen in tedesco attuale si traducono
con feudo.
Oltre gli scavi di “Golasecca”, i cui primi ritrovamente risalgono
agli inizi del XVII secolo, notevoli ritrovamenti archeologici in area
“Lepontina” si sono avuti nel Canton Ticino, in particolare
a Giubiasco, e nella zona di Domodossola, nella necropoli di Ornavasso,
e di Sesto Calende, della quale recentemente è stata esposta la
già nota “Tomba del guerriero” nella mostra sui Celti
tenutasi a Varese.
Il Canton Ticino ha dedicato ai Leponzi, nel 2000, un mostra tenutasi
a Locarno, con notevoli reperti archeologici. A Verbania, inoltre, si
è tenuto un convegno sui Leponzi che ha trovato buona rispondenza.
Cospiqui sono poi i reperti conservati in vari musei tra Piemonte, Lombardia
e Svizzera.
Oscar Tajetti
Marzo 2005
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1
- Al di la [a oriente] di Como, città situata alla radice
delle Alpi, sono insediati su di un versante Reti e i Vennoni, volti a
est, sull'altro i Leponzi, i Tridentini e gli Stoni e parecchie altre
etnie minori che, dedite al brigantaggio e prive di mezzi, nei tempi passati
incombevano sull’Italia; adesso invece alcune sono state eliminate,
altre così completamente soggiogate che i transiti montani situati
presso di loro, da pochi e impervi che erano, ora sono parecchi, sicuri
da umane minacce e agevoli da percorrere, per quanto è tecnicamente
possibile. ( Strabone, Geografia IV, 6.6)
Vi sono poi, di seguito, le parti dei monti rivolte verso oriente e quelle
che declinano a sud: le occupano i Reti e i Vindelici, confinanti con
gli Elvezi e i Boi: infatti si affacciano sulle loro pianure. Dunque i
Reti si estendono sulla parte dell’Italia che sta sopra Verona e
Como; e il vino retico, che ha fama di non essere inferiore a quelli rinomati
nelle terre italiche, nasce sulle falde dei loro monti. Il loro territorio
si estende fino alle terre attraverso le quali scorre il Reno; a questa
stirpe appartengono anche i Leponzi e i Camunni. I Vindelici e i Norici
però occupano la maggior parte delle terre esterne alla regione
montuosa, insieme ai Breuni e ai Genauni; costoro però appartengono
agli Illiri. Tutti questi compivano abitualmente scorrerie nelle parti
confinanti dell’Italia, come pure degli Elvezi, dei Secani, dei
Boi e dei Germani. I più bellicosi dei Vindelici erano considerati
i Licatti, i Clautenati e i Vennoni; dei Reti, i Rucanti e i Cotuanti.
(Strabone, Geografia IV, 6.8)
2 - Mi sembra opportuno a questo
punto riportare l'iscrizione del monumento celebrativo delle vittorie
nelle Alpi, che dice così: "All’imperatore Cesare
Augusto, figlio del divino Cesare, pontefice massimo, acclamato imperatore
quattordici volte, nel diciassettesimo anno della sua potestà tribunizia,
il Senato e il popolo romano [eressero questo trofeo] poiché, sotto
la sua guida e i suoi auspici, tutte le genti alpine che si estendevano
dal Mare di Sotto [Tirreno] fino a quello di Sopra [Adriatico] furono
ridotte in dominio del popolo romano. Popolazioni alpine sconfitte: Trumplini,
Camunni, Venosti, Vennoneti, Isarci, Breuni, Genauni, Focunati, quattro
tribù di Vindelici, Consuaneti, Rucinati, Licati, Catenati, Ambisonti,
Rugusci, Suaneti, Caluconi, Brixenti, Leponzi, Uberi, Nantuati, Seduni,
Varagri, Salassi, Acitavoni, Medulli, Ucenni, Caturigi, Brigiani, Sogionti,
Brodionti, Nemaloni, Edenati, Vesubiani, Veamini, Galliti, Trulliati,
Ecdini, Vergunni, Egui, Turi, Nematuri, Oratelli, Nerusi, Velauni, Suetri."
(Plinio, Storia naturale III, 136-137)
3 - MARGHERITA ARIATTA,
Il confine meridionale della Rætia, in Rivista Archeologica
dell’Antica Provincia e Diocesi di Como, anno V n. 2 Ottobre
1991 pp 201-227
4 - GIORGIO LURASCHI, Comum Oppidum, .p. 360
5 - TITO LIVIO, XXXIII, 36, 9
6 - M. ARIATTA, op. cit.
7 - Pergamena che venne copiata nel XII-XIII sec. ma
la cui origine era del III sec. d.C. E’ conservata nella National
Bibliotek di Vienna, Codex Vidobonensis 324.
8 - G. F. TIBILETTI, Alpi e Pianura Lombarda,
p. 7
9 - Il confine rispetta lo spartiacque delle montagne
solo in tempi più recenti.
10 - M. ARIATTA, op. cit.
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